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Grenadine Bubble

E´un mese che Lallona vaga per questo gruppo di isole, ed ancora non ne abbiamo abbastanza. St. Lucia e Martinica, che abbiamo visto velocemente, non hanno nulla del fascino di questa manciata di isole sparse disordinatamente nel mare meridionale dei caraibi, in cui si respira ancora un’aria rilassata, semplice e senza pretese.

Dopo la partenza dei nostri amici Michele ed Antonella siamo scesi di nuovo verso sud. A Bequia (di cui ho parlato già qui) abbiamo incontrato alcune barche della ARC che, mentre noi facevamo su e giù di corsa, scendevano molto lentamente verso sud. Con loro abbiamo passato una serata piacevole su una barca finlandese, ridendo e prendendoci in giro per le rispettive ossessioni.

Siamo ripartiti il giorno successivo per Mayreau, dove ci aspettava Marlin, la barca di Alf e Micha e i loro due bambini Nils e Tom, insieme ad un’altra barca di svizzeri, Tortola, anche loro in 4. In Martinica abbiamo fatto un po’ di compere anche per loro, quindi abbiamo velocemente riempito il il loro tender di prosecco, farina e cioccolato prima di andare a fare un barbecue sulla spiaggia.

In ogni spiaggia dei Caraibi, appena arrivi i beach boys ti vengono incontro e ti dicono sempre la stessa cosa “ Welcome in Paradise”, e ti offrono il solito menu di pesce, aragoste, verdure e riso. All’inizio rispondi gentile e incuriosito, poi alla decima volta sei tu che parli al posto loro e finisci le loro frasi. Il beach boy di turno si chiamava Papa Sun, e ci ha svelato subito il motivo del suo curioso soprannome: è padre di 9 bambini, l’ultimo in arrivo tra qualche mese. Papa Sun sembra un ragazzino, un coetaneo di suo figlio maggiore! Saline bay è conosciuta perché una volta a settimana viene invasa dagli ospiti delle navi da crociera che passano da queste parti. Gran parte della bella spiaggia viene occupata da sdraio e lettini, ed un piccolo chiosco, che durante il resto della settimana sembra abbandonato, viene animato da personale e rifornito di bibite e pietanze. I beach boys si lamentano moltissimo di questa situazione, perché non ricevono nessun beneficio dall’arrivo dei turisti, anzi, i velisti se ne vanno via perché non apprezzano l’invasione. Inoltre durante la settimana la spiaggia viene preparata bruciando sterpaglia e alghe, causando quindi delle ondate di fumo fastidioso se si ha la sfortuna di aver ancorato sottovento. Ma comunque è una bella baia tranquilla, con un bel reef ed una bella spiaggia.

Dopo qualche notte a Saline bay, è arrivato il “mio giorno”.

Io ho sempre voglia di cambiare ancoraggio, anche se stiamo in un posto bellissimo. Ho desiderio di vedere posti nuovi, cambiare in continuazione. E´come se fossi consapevole che il tempo scorre velocemente, e ho paura di non riuscire a vedere tutto. Giuseppe invece ha voglia di vivere il momento, di rilassarsi e godersi lo stile di vita caraibico, e se trova un bel posto rimarrebbe fermo anche un mese! Invece durante il “mio giorno” abbiamo fatto 3 ancoraggi diversi. Abbiamo cominciato con il fermarci per pranzo a Palm Island, una piccola isola privata davanti Union Island.

L’isola ha una storia interessante, che ruota attorno alla figura di un velista d’oltreoceano, John Caldwell. Partito dagli Stati Uniti con la sua barca per raggiungere la moglie australiana conosciuta durante la seconda guerra mondiale, è sopravvissuto ad uragani e situazioni estreme per poi continuare a navigare per il mondo. Insieme alla moglie riuscí ad ottenere negli anni sessanta una concessione di 99 anni dallo Stato delle Grenadine e costruí con un piccolissimo budget, un piccolo resort, trasformando l’isola anno dopo anno. Dopo la morte di questo incredibile personaggio, l’isola è stata venduta e ospita ora un hotel di lusso.La spiaggia è incredibile, con sfumature di azzurro e una sabbia fina e bianca, in alcuni punti con sfumature di rosa.

Nel pomeriggio ci siamo poi spostati a Petit Saint Vincent, una piccola isola privata in cui i velisti e diportisti possono utilizzare solo una parte della spiaggia e il beach bar. Petit Saint Vincent sembra veramente bellissima, con 22 bungalows immersi nella foresta ed una spiaggia bianca completamente deserta. La cosa che mi ha colpito di più dell’isola è l’odore di fiori che emana. Sembra surreale, come se le guardie che pattugliano tutto il giorno l’isola abbiano anche sparso essenze di fiori in giro! Il costo di una notte in uno dei meravigliosi cottage è di “soli” 2000 euro! Il prezzo dell’esclusività!

Prima di arrivare a PSV ci siamo fermati a “One umbrella Island”, una piccola striscia di sabbia in mezzo ad un reef, su cui giace un ombrellone fatto di foglie di palma. Arrivare lì non è stato molto facile, abbiamo ancorato vicino al reef e poi siamo andati a nuoto.

La barriera corallina era molto bassa e quindi in alcuni punti abbiamo dovuto fare molta attenzione a non ferirci con i coralli. Purtroppo qui la barriera è tutta completamente morta, principalmente per colpa degli uragani che si abbattono, sempre con maggiore intensità, sulla regione. I coralli sono grigi, rotti e frastagliati. Ciononostante, ci sono ancora molti pesci che popolano questi mari, ed è molto facile vedere alcuni pesci pappagallo, pesci scorpione, murene e pesci unicorno. Dopo due notti a Petit Saint Vincent abbiamo convinto i capitani (di Lallona e Marlin) ad andare a Grenada, e quindi siamo andati a Union Island per fare il clearence out, in vista di andare poi verso le isole di Grenada. Ogni volta che cambi Stato infatti devi andare in un Port of Entry e fare l’ingresso nel paese, anche se si rimane solo all’ancora e non si scende a terra.

Clifton è un piccolo villaggio con un colorato mercato. Ci eravamo già venuti la settimana precedente per fare delle compere, ed è stato bello ritrovare le stesse bancarelle e la stessa atmosfera piacevole. La sera abbiamo preso un aperitivo al Happy Island, una piccola isola proprio davanti a Clifton Bay in cui c’è un unico bar. Al tramonto i kite surfers del luogo al fanno uno spettacolo con acrobazie ed evoluzioni per i clienti del bar, che sorseggiano un rum punch mentre li guardano estasiati (qui il video). Questo bar è il ritrovo dei velisti della baia, che hanno l’occasione di scambiarsi qualche informazione sulle isole o magari parlare delle loro attrezzature veliche, di water maker che non funzionano o del rendimento dei loro pannelli solari. Qui abbiamo incontrato, oltre a Tortola e Marlin con i quali stavamo veleggiando, anche altri due catamarani della ARC, la Boheme e Queen.

Usciti dalle Grenadine, abbiamo passato una notte a Sandy island, davanti all’isola di Carriacou e una notte nell’anonima baia di Tyrrel Bay, dove siamo andati con l’unico scopo di espletare le procedure di ingresso. Abbiamo poi proseguito verso White Island, una bellissima isola immersa nella barriera corallina al largo di Carriacou (qui il video).

Una piccola isola deserta, dove il tempo non esiste. Tutto sembra immutabile qui, eppure su internet ho letto che l’isola è in vendita, e probabilmente qualche investitore straniero la trasformerà in una copia di PSV, paradiso per pochi ricchi e famosi. Inizialmente non avevamo intenzione di visitare Grenada, ma ormai mancavano poche miglia e l’idea di una gita nella giungla dell’isola ci allettava molto.

Siamo partiti quindi alla volta di Grenada, e durante il viaggio abbiamo tirato a bordo un enorme Wahoo, sicuramente il pesce più grande che abbiamo mai pescato!

Dato che non ci mancava il pesce in freezer, l’abbiamo regalato al nostro amico Alf, che invece non è stato così fortunato nella pesca. Ci siamo fermati per la notte a Dragon Bay, una piccola baia sulla costa occidentale, con l’unico obiettivo di visitare il vicino “Underwater Sculpture Park” (qui un piccolo video), una galleria d’arte sottomarina con una ventina di statue a grandezza naturale, tra cui un gruppo di donne che si tengono per mano e un uomo alla sua scrivania, con una macchina da scrivere. Le statue compaiono magicamente davanti ai tuoi occhi increduli dal blu del mare proprio quando stai per distogliere lo sguardo e cercare da un’altra parte. Quando ti avvicini noti che i pesci, coralli e altre creature marine hanno già adottato queste statue e nuotano tranquillamente tra le loro teste. La sera Alf ci ha invitato per un barbecue da lui, con il wahoo fresco pescato da noi!

Il giorno dopo siamo andati a True Blue Bay, una piccola baia vicino alla capitale St. George. Anche Grenada, come il resto dei Caraibi, è stata contesa da Francesi ed Inglesi, e le due dominazioni si sono succedute fino al 1783, con la definitiva conquista degli inglesi. L’indipendenza, nel 1974, ha portato un periodo di instabilità politica, con un colpo di stato nel 1979 da parte di un giovane avvocato di sinistra laureato a Londra. Accusato dal suo stesso partito di ostacolare l’avanzata del comunismo, fu imprigionato e poi liberato dal popolo, ed infine giustiziato, insieme alla compagna incinta Jaqueline. Gli Stati Uniti a quel punto invasero Grenada nel 1983, per ostacolare la deriva comunista, e vi rimasero per qualche mese. Qui si respira un’aria molto anglosassone, ci sono moltissimi turisti inglesi ed americani. I Grenadini parlano invece un inglese poco comprensibile, e noi dobbiamo chiedere di ripetere due o tre volte quello che dicono perché non riusciamo a capirli! A Grenada abbiamo noleggiato un furgoncino da 8 posti e con i Marliniani siamo andati alla scoperta dell’isola, che è ricoperta di foreste tropicali, di cascate e di piantagioni di spezie. Non è un caso infatti che sia soprannominata l’ isola delle spezie, ed è famosa per la sua produzione di noce moscata, cacao e vaniglia. Il cacao è in realtà un frutto dolcissimo, che assomiglia molto al sapore di mango. Ha un nocciolo molto duro, all’interno del quale ci sono i chicchi di cacao, molto amari ma prelibatissimi, che portano proprio alla produzione di cioccolato. Devo dire che il cioccolato prodotto sull’isola è ottimo, e l’abbiamo acquistato in quantità, con grande giubilo delle bimbe.

I percorsi da fare nella foresta sono innumerevoli, e ben segnalati. Noi abbiamo scelto di andare alla seven sisters waterfall, una cascata composta da sette salti d’acqua diversi, immersi nella foresta. Abbiamo subito perso traccia dei bambini, molto più veloci di noi a scendere la ripida collina piena di fango e addentrarsi nella foresta. Dopo una ventina di minuti siamo arrivati davanti alla cascata, con due salti che creano un piccolo laghetto. Abbiamo fatto il bagno in entrambi i laghetti, completamente immersi nel verde e nel silenzio.

Io e Micha, insieme ai bambini, ci siamo arrampicati lungo la cascata per cercare di arrivare agli altri salti, e ne abbiamo raggiunti altri 3 prima di decidere di tornare indietro per timore di perderci. Appena ti fermi a parlare con i locali di questa parte meridionale dei caraibi è frequente il rimando all’Uragano Ivan, che nel 2004 ha messo in ginocchio tutto lo stato di Grenada, distruggendo i litorali, le abitazioni e la produzione di noce moscata. Ma il paese è risorto dopo il 2004 e non solo è riuscito a ricostruire ciò che è andato perduto ma ha anche ampliato la propria offerta e migliorato i servizi turistici. Al true blue bay abbiamo festeggiato gli 11 anni di Sofia a bordo piscina, con un tentativo di torta al cioccolato e candeline!

Il 20 Gennaio siamo ripartiti per il nord e dato che sapevamo che alcune barche della ARC stavano scendendo verso Grenada abbiamo proposto di incontrarci a Carriacou, nella bella spiaggia di Sandy Island.

Ci siamo ritrovati in 6 barche con famiglie, ed abbiamo passato alcune piacevoli serate parlando di progetti futuri, di barche, di homeschooling e della vita a casa, il tutto accompagnato dal dolce suono del violino di Satu, una maestra di violino che ci ha deliziato con alcune canzoni, mentre la luna piena illuminava d’argento la vicina spiaggia bianca. Il gruppo è composto in prevalenza da famiglie del nord europa: due finlandesi, una belga, una tedesca, una svizzera e, dal profondo sud, Lallona! Ancora una volta ci meravigliamo a scoprire differenze notevoli tra noi europei, ognuno con il proprio carattere e con le proprie abitudini diverse. E´stato bello rivedere tutti, ma loro andavano a sud e noi (Lallona e Marlin) a nord, e quindi ci siamo salutati la sera, sicuri che ci rincontreremo nuovamente durante questi mesi.

Il giorno dopo siamo partiti presto verso Clifton, dove abbiamo fatto le procedure di ingresso alle grenadine, insieme ad un po’ di spesa, e poi verso Mayreau. Abbiamo ormeggiato a Saline Bay e Marlin ci ha invitati per un’ ultima serata insieme, con dell’ottima pizza cotta nel loro barbecue con pietra ollare. Dopo settimane di navigazione insieme infatti il giorno seguente Marlin è ripartito verso il nord mentre noi siamo rimasti nella zona per rivedere un’altra volta le Tobago Cays. Per i prossimi giorni è previsto del vento forte da nord-est, che dovrebbe portare anche delle onde molto alte. Ci siamo quindi rintanati nuovamente a Saline Bay in attesa che il vento si calmi. Proseguiremo poi per Mustique e per Saint Vincent.

 

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