Oggi è il 21 novembre, tra qualche ore si parte per la traversata. Felice, emozionata, spaventata, preoccupata, angosciata. Mi riguardo la distanza che dobbiamo percorrere, conto i giorni sul calendario, immagino il momento in cui avvisteremo terra, poi quello in cui metteremo piede a terra.
Questi pochi giorni a Capo Verde sono passati velocissimi, con la voglia di visitare l’isola e di stare in compagnia degli amici sulle altre barche che abbiamo conosciuto, e la necessità di organizzare la barca e la cambusa per il viaggio.
Siamo riusciti a fare una visita a Sao Vicente, bellissima isola dell’arcipelago di Capo Verde. Gli scenari e panorami sono incredibili, l’isola è ancora molto selvaggia ed autentica, con la terra vulcanica nera che si alterna al verde della vegetazione ed al bianco della sabbia del Sahara che arriva trasportata dal vento. Anche se molti progressi sono stati fatti, la popolazione è ancora molto povera e vive con uno stipendio medio di 250 dollari. Il 40% della popolazione è composta di bimbi, e per fornire a tutti unìstruzione gratuita ed obbligatoria, le scuole fanno 2 turni.
La lingua ufficiale è il portoghese, anche se tutti parlano il creolo capoverdiano, una lingua creola che deriva dal Portoghese, ed ogni isola ha il suo dialetto. I capoverdiani sono una popolazione costituita da varie etnie africane che si sono mescolate ad europei.
La sera abbiamo organizzato una festa di compleanno per Sara, che compie gli anni mentre noi staremo in oceano. Abbiamo invitato tutti i bambini della ARC+ e ci siamo ritrovati con la barca piena di bambini e genitori e tanti auguri cantati in moltissime lingue. Sara era entusiasta della festa e dei suoi nuovi amici. Tutti i bimbi hanno ovviamente un piede marinaro e scorrazzano veloci per la barca arrampicandosi in giro con facilità.
Il resto dell’equipaggio invece è andato ad esplorare Sao Antao, che pare essere meravigliosa. Mi è dispiaciuto non andare con loro, ma in fondo bisogna sempre lasciarsi dietro un buon motivo per tornare!